Non gli è bastato il 10 gennaio, con l’estrema violenza di quei giorni, questa volta si sono presentati la notte di lunedì 29 maggio,sparando a “la guardia” come chiamano i peñi -lamuen la porta d’ingresso al territorio recuperato,dove si accoglie la gente di passaggio,dove si chiacchiera,dove si beve mate con chi viene a visitarci.
Le forze repressive hanno scelto la notte,continuando a sparare per ore,occupando la strada d’accesso,intimidendo,perseguendo,con la volontà di creare terrore,con la volontà di uccidere.
Pertanto denunciamo la polizia di Chubut,la stessa polizia che protegge i ricchi come Benetton, utilizzando proiettili pagati dai cittadini.
Non ci fermeranno le pallottole,è una responsabilità che abbiamo assunto dal momento in cui è stata recuperata questa parte di territorio,vogliamo generare un cambio nella coscienza,questo cambio va oltre di noi e viene dal nostro kimun (saggezza-ndt) ancestrale.
La responsabilità non è solo con la terra ma anche con i nostri figli.
I nostri weichafe sono disposti a dare la vita…se il proiettile che è entrato dalla finestra avesse colpito uno dei nostri peñi-lamuen non sappiamo cosa sarebbe successo,la polizia attua senza coscienza del danno che può arrecare.
Abbiamo ancora due peñi-lamuen in cura per l’attacco che ci ha colpito in gennaio.
Denunciamo il governo nazionale e provinciale di militarizzare la zona dal processo a Esquel l’anno scorso,aumentando i gendarmi,polizia e forze parapoliziesche poiché la gente di Benetton minacciavano che se la “giustizia” non sarebbe intervenuta l’avrebbero fatto loro con le loro mani.
Facciamo un’appello alla società civile per quanto sta accadendo,per le azioni violente che non sono terminate dalla campagna del deserto.
Soraya Maicono,portavoce Pu Lof en Resistencia Cushamen tratto da un servizio di Radio Kalewche, Esquel testimonianza di un membro della comunità Pu Lof:
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