12 Ottobre 2017, Malleco / Il 26 settembre é stato assolto Hugo Melinao Licán, dirigente mapuche accusato di creare una “scuola di guerriglia” nell’Araucanía, precisamente nella zona di Pailahueque, Ercilla. Dopo otto mesi in prigione preventiva nella prigione di Angol, il Tribunale Orale Penale della stessa città lo ha dichiarato assolto da tutte le imputazioni per mancanza di prove.
“Ho sempre avuto la certezza che un giorno tutto si sarebbe chiarito a mio favore. Sono rimasto otto mesi prigioniero nel carcere di Angol, tutte le accuse erano solamente calunnie verso la mia persona, parte di una macchinazione che non poteva continuare in eterno.
Quando fui fermato il 29 gennaio di quest’anno, mi accusarono di stare formando un gruppo di guerriglia nell’Araucanía. Quel pomeriggio avevo organizzato un’attività culturale per realizzare murales e parlare della repressione che vivono i popoli nativi per mano dello Stato e della sua polizia. C’erano bambini, giovani, donne e vari lavoratori. Nessuno si salvò dal presenziare alla forza smisurata con la quale quotidianamente i poliziotti entrano nelle nostre terre.
Quel giorno eravamo rimasti in circa 40 persone, molti altri erano già andati via. A nessuno importò il danno psicologico che causa una tale irruzione. Fu eterna, rimasero fino alle cinque di mattina del giorno dopo. Era come se si stessero divertendo con quanto succedeva. C’erano oltre venti veicoli, membri del GOPE (forze speciali) ,tutti alla ricerca delle presunta scuola di guerriglia mai esistita.
Vi furono irruzioni anche a Renaico, Castro, alcuni settori di Santiago ed Ercilla, dove vi sono sempre mapuche vigilati da carabineros. Fu un’operazione d’intelligence imponente ma non trovarono nulla in nessun luogo,tutto terminò con me incarcerato senza prove.
La procura mi spiegò che l’informazione che avevano redatto su di me era quella di un comandante della Scuola di Guerriglia dell’Araucanía. Erano a conoscenza che quando feci il servizio militare ero stato istruttore di riserva, conoscevo la materia e che portavo nel WallMapu soldati per le esercitazioni. In quel momento non afferrai quanto stavano screditando la mia immagine. Ora che sono libero, so che continueranno le bugie dirette alla mia persona, perché cercano sempre di incolparci per distogliere l’attenzione dai problemi sociali o dalle nostre vere rivendicazioni.
Niente di questo mi è nuovo. Sono dirigente mapuche dal 2008, fondai la comunità Rayen Mapu, nella quale lavoravamo molto nel recupero di terre che ci furono rubate, ma nel 2013 vi fu l’intervento da parte della polizia.
Poco tempo dopo uccisero mio fratello Rodrigo Melinao che si trovava in clandestinità. Formai un’altra comunità alla quale detti il suo nome per rivendicare la sua memoria. Fu condannato ingiustamente per l’incendio di 60 ettari di eucalipto dell’impresa Bosques Cautín S.A. , avvenimento col quale non ebbe niente a che vedere. Pubblicammo un comunicato dichiarando che sarebbe passato alla clandestinità a causa della montatura, ma settimane dopo apparve morto per l’impatto di pallini da caccia nel torace. Come abbiamo appreso da parte del Servizio Medico Legale, rimase per diverse ore con i sintomi di colpi ed aveva ematomi sul corpo. Quest’omicidio non era stato casuale, sappiamo che fu organizzato da più persone.
In più d’un occasione volevano chiudere il caso, ma non lo abbiamo permesso. Come famiglia dobbiamo sapere chi furono gli assassini , benché tutto ciò abbia avuto per l’ennesima volta la protezione politica del governo di Sebastián Piñera e dei grandi imprenditori del settore.
Lo Stato è stato sempre oppressore di tutto il popolo mapuche e con la mia famiglia specialmente. Da un lato v’è quanto accaduto sta a mio fratello, e dall’altro le accuse mossemi per delitti che non commisi.
Durante il 2010 fui imprigionato in quanto accusato dell’incendio d’un autobus della Forestale Mininco. Rimasi cinque mesi in carcere e ne uscii poiché non c’erano prove ad incolparmi. Nel 2014 mi arrestarono accusandomi d’attentati a camion nella ruta 5 sud a Pailahueque. In quellì’occasione mi vennero a cercare a casa durante la notte. C’era un chiasso insopportabile fatto dai cani per strada ed uscii a vedere che cosa stava succedendo, non feci nemmeno in tempo a vestirmi. Aprii la porta e mi domandarono “Hugo?”, “sì”, risposi loro, poco dopo mi colpì un proiettile alla gamba. Sono sicuro che erano addestrati, perché mi colpirono giusto nella gamba tra tanta oscurità. Mi portarono poi ad un ospedale dove un comandante di Carabineros mi disse che ero in stato d’arresto. Nemmeno mi lesse i miei diritti. Rimasi pietrificato, ero l’ennesima vittima e sarei stato incarcerato senza sapere cosa stava passando. Venni poi a sapere degli attentati e capii immediatamente che mi volevano incolpare. Fu un tentativo aberrante per degradarmi da tutte le mie responsabilità come dirigente mapuche. Così attua lo Stato cileno e la sua polizia coi popoli indigeni.
Prima d’essere stato incarcerato quest’anno, stavamo cercando di rivendicare 2000 ettari del settore di Pailahueque che furono sottratti al Lonko Anselmo Enef-Pailahueque, il vero padrone di quei terreni, secondo studi che stavamo facendo. Per quanto sappiamo il suo trasferimento verso Victoria fu forzato perché avrebbero installato la linea ferroviaria e la corrente d’alta tensione nelle sue terre nel 1814. Oggi su quei terreni vi sono le forestali Mininco, Bosques Arauco, Forestal Cautín S.A e latifondisti tedeschi, cinesi e d’altri paesi che hanno sfruttato eccessivamente il suolo realizzando numerose piantagioni di mirtilli.
Lo Stato ha sempre oppresso molte famiglie,tra cui la mia . Ha creato complotti insieme ad imprese ed associazioni di camionisti per sviare l’attenzione, come ” l’Operación Huracán”. Ho intenzione di citare lo Stato Cileno per danni e pregiudizio contro di me, poiché fu tutta una menzogna. È così tanta la repressione che soffriamo che chiusero una scuola perché il territorio, usurpato dalla Chiesa Cattolica, fu ceduto a Carabineros affinché si installassero per aumentare il controllo verso di noi.”
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