Ricordiamo il suo doloroso caso .
Il femminicidio di Macarena Valdés Muñoz a Liquiñe
L’attivista ambientale è morta nell’agosto 2016, mentre si trovava in disputa con l’impresa RP Global per l’installazione di tralicci d’alta tensione nel terreno dove viveva. Personale dell’impresa l’avrebbe minacciata alcuni giorni prima della sua morte.
Di Victoria Aldunate 20 Ottobre 2016
tradotto da www.eldesconcierto.cl
Il pomeriggio di lunedì 22 agosto 2016, Macarena Valdés Muñoz è stata trovata morta nella sua casa, a Tranguil (territorio Mapuche in Cile). Il suo corpo era impiccato. Come raccontato da persone a lei vicine, s’è cercato di farlo passare per suicidio, ma la vertebra cervicale non s’è rotta, come dovrebbe succedere quando qualcuno s’impicca.
”Si produce la rottura della vertebra cervicale e la persona muore
istantaneamente. Se non è successo a Macarena, è perché era
morta prima di essere appesa”, spiega Marcelino Collio, dirigente politico mapuche e suocero di Macarena.
Il certificato del Servizio Medico Legale diceva “morte per asfissia ed impiccagione” ed altre cose “poco chiare per una persona che non sia specializzata nel linguaggio medico”, racconta Marcelino. Per ciò un medico ha dovuto spiegare alla famiglia che le caratteristiche della morte “per impiccagione”, non coincidono
con quanto successo al corpo di Macarena.
D’altra parte, tutto ciò che i criminali abbiano fatto all’attivista prima di ucciderla, è avvenuto davanti a suo figlio minore di solo 1 anno e mezzo, che stava con lei e, possibilmente, ha assistito al crimine.
Il sogno di Macarena :
Macarena aveva 32 anni e diceva che “prima di diventare vecchia voleva compiere il suo sogno”. Andarsene dalla inquinata Santiago, dove viveva nel quartiere di Ñuñoa, per trasferirsi al sud era un progetto di coppia sognato insieme a Rubén Collío Benavides per anni. Quando hanno ammazzato Macarena erano già tre
anni che l’avevano compiuto.
Precedentemente avevano partecipato in reti d’appoggio alla causa mapuche ed avevano conosciuto gente delle comunità. Sorse l’opzione di andare al sud e la colsero.
Andarono a vivere nella comunità Newen-Tranguil, Liquiñe, XIV Regione, con 3 figli piccoli. Decisero di sposarsi con una cerimonia mapuche ed avere un quarto figlio. Tutto sembrava accadere come volevano e come Macarena aveva sognato.
Ripartiva il suo tempo tra l’attivismo e la cura dei figli. Aveva terminato l’istruzione media e continuava a specializzarsi in maniera autodidatta in conoscenze
ecologiste come la conservazione degli alimenti, e col suo compagno aveva imparato i danni per la salute delle cariche elettromagnetiche, le conseguenze come il cancro, tumori, malformazioni, tutto ampiamente documentato.
Rubén, il suo compagno, è ingegnere ambientale e con Macarena avevano strutturato la forma per spiegare alla gente tutto ciò. La condivisione delle sue conoscenze sono state un’importante apporto nella Comunità Newen-Tranguil.
Con i suoi affetti, benché la gente che aveva lasciato a Santiago l’avesse preferita vicino, Macarena raccontava loro quanto fosse raggiante per la sua nuova vita nel sud, “e per questo motivo sua madre e sorelle ringraziarono durante il funerale
perché lì lei era stata felice.”
Holding RP Global:
La comunità aveva già constatato che l’impresa austro-cilena RP Global Cile Energie Rinnovabili S. A., holding della quale è parte
Saesa, minacciava la sua vita. Per operare, hanno distrutto un cimitero, mai li hanno consultati sull’installazione di una centrale idroelettrica ed hanno violato terreni delle comunità mapuche contravvenendo l’Accordo 169 dell’ Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO), sottoscritto dallo Stato cileno.
La gente era scontenta delle attività di RP Global e Rubén Collío, come ingegnere ambientale, cominciò a dare consigli alle comunità, consegnando loro l’argomentazione tecnica per denunciare ed effettuare azioni legali concrete.
L’impresa-che ha la sua sede a Vienna, Austria, e che conta con diverse succursali in Cile – è una holding formata principalmente da capitale austriaco, spagnolo e cileno, che costruisce “mini” centrali idroelettriche di passaggio e “parchi” eolici.
Come denunciano nelle comunità, RP Global, per operare interviene nei territori, depreda e minaccia la salute e l’esistenza di tutte le specie viventi.
Rubén e Macarena arrivarono alla comunità ad apportare maniere di affrontare la minaccia imprenditoriale.
01.08 Macarena Valdés rimase tutto il giorno al blocco stradale realizzato dalla comunità per impedire all’impresa di installare cavi di alta tensione. Il blocco durò dalle prime ore della mattina fino alle 16.00 , quando finalmente la Governatrice
di Valdivia, Patricia Morano Büchner, prese l’impegno con la comunità ad una riunione per verificare la situazione ed ordinò per telefono che RP Global si ritirasse sal terreno.
La riunione si svolse il 19.08, ma il Governo, come riferito dagli assistenti, esponeva questioni generali ed ampliò il termine perché, in sintesi, non aveva ancora indagato.
In questo contesto, domenica 21.08 arrivò al territorio un veicolo con logo ed autista dell’impresa RP Global. Scesero due uomini, Edgardo Jaramillo e Juan Luengo, che esigerono alla lamngen (sorella) Mónica Painemilla, padrona del terreno dove vivevano Macarena e la sua famiglia, che li sfrattasse. La lamngen Mo-
nica rispose che era contenta della famiglia, e non la convinsero.
Jaramillo e Luengo allora, esplicitamente, replicarono che “qualcosa di molto brutto potrebbe succedergli se insistono nel rimanere”.
Il giorno dopo Macarena fu ritrovata morta.
La mattina di martedì 23.08, con l’attivista Macarena già assassinata, la lamngen Monica cercò di presentare una denuncia per le minacce di Jaramillo e Luengo rappresentanti di RP Global, ma la Polizia di Investigazioni del Cile (PDI), non la
accettò rispondendogli che non era una familiare di Macarena.
Quello stesso mezzogiorno tornò al terreno la RP Global, scortata da effettivi del GOPE, Forze Speciali di carabineros del Cile e da veicoli blindati a carico del Tenente Francisco Sánchez, tornò alla casa di Macarena – mentre Rubén era andato a prelevarne il corpo – per insistere nell’installazione dei cavi d’alta tensione.
La gente della comunità oppose resistenza, ora con più rabbia e sofferenza di prima, vi furono spintoni e violenza poliziesca.
Alle 13.00 nuovamente il Governo diede l’ordine che la RP Global si ritirasse dal terreno. La notte si vegliò Macarena.
Giovedì 25.08 si fece il funerale.
Il 13.10, l’impresa tornò alla carica, questa volta con un maggiore numero di uniformi, veicoli della polizia e blindati, riuscendo ad installare i cavi dell’alta tensione, violando tutte le leggi e gli accordi politici con le autorità.
Attualmente vi è una misura cautelare per 60 giorni, datata 23 agosto alla Procura di Panguipulli contro le opere dell’impresa RP Global nel territorio e la famiglia di Macarena ha posto denuncia contro chi risulti responsabile per il suo crimine.
Caso Macarena Valdés: il procuratore compromette le indagini
Venerdì 8 febbraio 2018 è avvenuta la riunione tra il procuratore, Jorge Abbott, e Ruben Collio, marito della defunta attivista per l’ambiente Macarena Valdes, che aveva come obiettivo fornire alla massima autorità investigativa lo sfondo in cui è avvenuto il caso. La vittima è stata trovata morta all’interno della sua casa
nell’agosto del 2016. Da allora, la storia per verificare i fatti intorno alla sua morte è stata contrassegnata da negligenza e irregolarità.
Nel gennaio 2018, il perito privato Luis Ravanal ha scartato che la morte di Maca- rena Valdes fosse un suicidio, tesi iniziale presentata dal Servizio Medico Legale e sostenuta dalla procura di Panguipulli, dal momento che il corpo non ha mostrato
alcuna evidenza di essere stato sospeso per impiccagione mentre era in vita.
Venerdì scorso (8 febbraio 2018), il procuratore nazionale si è impegnato con Rubén Collio a studiare il contenuto della cartella investigativa, a cui hanno potuto accedere solo durante questa giornata, per determinare le azioni da intraprendere come pubblico ministero.
Dopo l’incontro, Collio ha richiamato l’attenzione “sul torpore e su come è stata guidata questa investigazione, di come si è cercato di creare l’immagine di un suicidio, come il procuratore abbia cercato di insistere su un suicidio attraverso le perizie che han chiesto di fare. Il signor Abbott si è impegnato a studiare il faldone e proporre nuove procedure che siano davvero focalizzate nel chiarire che si è trattato di un omicidio”.
Il procuratore nazionale ha affermato che in Cile si rispetta lo stato di diritto e il marito di Valdés spera di vedere degli esempi concreti. Al momento non esiste una scadenza fissata dal pubblico ministero per informare sulla sua determinazio-
ne. “Noi non siamo Luchsinger (latifondista, ndr), quindi non abbiamo titoli, per questo da un anno e mezzo lottiamo per la giustizia, per questo dobbiamo cominciare a mobilitarci, perché se fossimo stati Luchsinger tutti i media ci sarebbero
stati fin dall’inizio e avrebbero arrestato delle persone.
Visto che siamo Mapuche orgogliosi di essere Mapuche, cercano di mandare tutto all’aria”, ha aggiunto.
Collio ha anche espresso il suo fastidio per l’atteggiamento della procura in Panguipulli, che ha cercato di confermare la competenza di Ravanal invece di chiedere i procedimenti per scoprire chi ha assassinato Macarena Valdes.
Inoltre, ha segnalato che manca ancora una riunione con la presidente Michelle Bachelet, che è già stata sollecitata, per cercare che il governo faccia parte del
procedimento: “Hanno ucciso una donna per interessi economici, a causa della installazione di una centrale, di un cablaggio, e siccome abbiamo avuto il coraggio di opporci ci assassinano.
Lo Stato deve farsi carico di questo, perché è il responsabile che dà l’autorizzazione all’installazione di queste società”, ha affermato.
All’incontro c’era anche l’avvocata Natividad Llanquileo, che rappresenta Collio, e ha segnalato che nel Centro per la Ricerca e Difesa Sud, dove lavorano difendendo numerosi casi giudiziari riguardanti il popolo Mapuche, hanno visto come si
discriminano le vittime quando sono Mapuche: “La procura ha già provato a chiudere il caso due volte e la vittima ha dovuto ordinare una diversa perizia per riaprirlo e procedere con le investigazioni. Non può essere che sia la vittima a fornire i fatti, quando c’è un organismo che ha gli strumenti e dovrebbe usarli”, ha detto.
RETE IN DIFESA DEL POPOLO MAPUCHE
difesamapuche@inventati.org – romapuche@hotmail.com
Rispondi