Ci sediamo attorno al fuoco della ruka. Gli stomaci pieni, appagati e i corpi che rilasciano la stanchezza di un’altra giornata di lavoro collettivo. Ogni giorno trascorso qui è intenso, unico, crea legami autentici e si imprime nella memoria di ciascunx.
Ora i bambini dormono sereni, le voci si fanno più lievi ed intime.
Mentre fuori la notte si riempie di stelle e la Mapu veglia sulla sua gente, la Machi può iniziare a raccontare la storia di questi territori in lotta.
Risale al 18 settembre 2015 l’ingresso nella recuperazione, situata in Curiñanco alto (settore Las Minas), Lafken Mapu.
Senza troppi giri di parole, si tratta di riprendersi le terre ancestrali Mapuche, ingiustamente usurpate dai colonizzatori spagnoli prima, dallo stato cileno e da imprese private poi.
I documenti recuperati dalla Machi Fernanda Ñanco nell’archivio di Santiago attribuiscono a suo nonno Narciso Ñanco il diritto di proprietà sulle terre ora contese.
Lo stesso stato che riconobbe tale diritto nel 1930 attraverso i Titulos de Merced, ora lo disconosce e difende vigliaccamente l’impresa forestale Arauco (appartenente al “Grupo Angelini”), a cui cedette il controllo sui terreni del Lof Ñanco.
Se le responsabilità delle istituzioni cilene sono gravi ed evidenti, non lo sono meno quelle di Arauco.
L’impresa è tristemente nota, anche in molte altre località, per l’abbattimento delle foreste native, al fine di installare monoculture di pino ed eucalipto a scopi puramente commerciali.
Distruzione degli ecosistemi e della biodiversità, inaridimento ed acidificazione dei terreni, considerevole aumento del rischio incendi sono solo alcune delle gravi conseguenze della presenza di Arauco e delle altre imprese forestali nel WallMapu; a ciò va aggiunta la sottrazione di terre essenziali per la vita ed il benessere del popolo Mapuche e la violenta repressione che colpisce chi cerca di riprendersele.
La Machi Fernanda racconta del primo periodo trascorso in tenda all’interno della recuperazione, dei lavori di pulizia e preparazione del terreno per installarvi una ruka ed avviare coltivazioni (un lavoro duro per rimuovere almeno in parte i pini che la forestale Arauco impiantò a partire dal 1992, anno in cui l’impresa, con l’aiuto attivo di CONAF, causò incendi che per una settimana ininterrottamente distrussero i preziosi boschi nativi).
Con l’ingresso nella recuperazione, si aprì la causa penale, per usurpazione di terra e taglio illegale di pino, nei confronti di Fernanda Ñanco.
Se in un primo momento l’azione statale si limitò a sporadiche apparizioni di carabinieri al di fuori dei terreni, il 2017 e 2018 furono gli anni di più intensa repressione.
Facendosi forti dei primi ordini di sgombero, polizia e personale privato della forestale Arauco si presentarono al Lof per convincere la Machi Fernanda ad andarsene, utilizzando inizialmente minacce “indirette”: facendo leva sulla presenza nella recuperazione dei figli di Fernanda, insistettero sulla necessità di proteggere i bambini, perché non subissero violenze o traumi, come già avvenuto durante precedenti sgomberi (la storia delle violenze statali ai danni dei minori Mapuche è purtroppo un vergognoso capitolo, ancora attuale, della storia cilena).
La resistenza continuò e le minacce si intensificarono.
Uomini della forestale iniziarono ad appostarsi fuori dalla casa della Machi, la medesima camionetta la seguiva ogniqualvolta lei usciva di casa per recarsi a Valdivia o dintorni; questo andò avanti per circa un anno. Arrivarono ad entrare in casa di Fernanda, mentre lei era fuori e non c’era nessuno, e rubarono i documenti attestanti il diritto di proprietà sulle terre della recuperazione (prudentemente, erano state fatte delle copie e l’azione infame non produsse il risultato sperato).
Nel frattempo, lo stato cercava di screditarla come donna e come madre, controllando che i figli frequentassero regolarmente la scuola, che il bimbo più piccolo ricevesse le cure adeguate, che non avvenissero abusi o inadempienze.
Fu orchestrata una persecuzione giudiziaria e mediatica per tentare di attribuire alla Machi la responsabilità di recuperazioni, sabotaggi o altre azioni avvenute in differenti località della regione; provarono a dimostrare la sua adesione alle C.A.M. (Coordinadora Arauco-Malleco).
Non ci riuscirono e tutti i procedimenti penali terminarono in un nulla di fatto.
Il Lof Narciso Ñanco si compone di diverse comunità che appoggiano attivamente la recuperazione in corso.
La Machi Fernanda racconta dell’enorme lavoro fatto in questi anni per arrivare a creare una rete fra tali comunità e spingerle a mobilitarsi.
Si è trattato di andare di famiglia in famiglia perché ciascuna prendesse coscienza della situazione, dei diritti ancestrali su quelle terre e in alcuni casi per stimolare le persone a riprendere contatto con il proprio essere Mapuche (“despertar su feyentun”), dopo i disastri causati da secoli di usurpazioni, violenze statali e la cristianizzazione portata avanti da diverse dottrine, fra cui preponderante quella evangelica.
Tutt’oggi è evidente il retaggio del colonialismo nel WallMapu.
Motivare la gente a lottare in prima persona ha significato scardinare convinzioni e comportamenti sedimentati da generazioni, combattere la paura, acquisire fiducia, vincere la sensazione di essere inermi di fronte al mostruoso apparato statale e l’arroganza delle grandi imprese.
Per la stessa lamngen Fernanda, la lotta per il recupero dei territori ancestrali ha comportato un radicale lavoro su stessa, sul suo essere contemporaneamente donna e Mapuche.
La Machi racconta che, a partire da una scarsa fiducia in se stessa, il processo di recuperazione territoriale si è mosso di pari passo a quello di una notevole crescita personale e presa di consapevolezza della propria forza e dei propri mezzi.
La guerriera Fernanda ed il Lof Narciso Ñanco, dunque, non si arrendono, così come tutte/i le/i solidalx che stanno appoggiando la recuperazione.
Il 5 marzo scorso l’avvocato che difende il Lof ha utilizzato la strategia del ricorso di protezione che per i 30 giorni successivi al deposito della pratica, garantisce tutele legali alle persone presenti nella recuperazione, impedendo alla polizia di entrarvi e scoraggiando Arauco dal portare avanti minacce o altri infami azioni.
Tuttavia i trenta giorni sono da poco trascorsi e ciò comporta la possibilità che vengano riaperti procedimenti penali nei confronti della Machi Fernanda, con relativi ordini di arresto e sgombero, rischio di irruzioni della polizia ed installazione di accampamenti della forestale scortati dai carabinieri.
Per questo, il presente articolo vuole contribuire alla chiamata urgente alla solidarietà e al supporto attivo della recuperazione condotta dal Lof Narciso Ñanco.
In un momento storico tanto particolare e delicato, in cui le pratiche di lotta si stanno adattando alle misure di prevenzione ed autorganizzazione richieste dal diffondersi del Covid-19, chi non si lascia prendere da isterie collettive e prosegue nello sforzo di mantenere un proprio senso critico, ha ben presente che proprio in situazioni come queste, la morsa infame dello stato può farsi ancora più forte e violenta.
Invitiamo chiunque voglia appoggiare attivamente la recuperazione a:
fare pressioni su Conadi affinchè riconosca al Lof Narciso Ñanco il diritto al possesso delle terre contese, lo faccia al più presto (non c’è una data stabilita entro cui si debba pronunciare e c’è il rischio che possano passare anni prima che lo faccia!) e in caso positivo, non dia alcun indennizzo alla forestale Arauco
diffondere informazioni sulla recuperazione, sottolineando le responsabilità dell’impresa forestale Arauco e dello stato cileno
far pervenire alla recuperazione viveri, denaro, indumenti invernali, materiale per costruzione, attrezzi, semi e piante da frutto, … scrivendo alle pagine facebook:
https://www.facebook.com/valeria.v.lagos?ref=br_rs https://www.facebook.com/profile.php?id=100015382064654
usare la propria intelligenza e fantasia per moltiplicare i fronti di attacco e le forme di solidarietà
La Mapu urla di rabbia e dolore per le crudeltà che le vengono inflitte.
I colpevoli sono uomini che si credono potenti, ma non sono che parassiti.
Il virus più dannoso è il progresso.
Se non saremo in grado di tornare alle terra, ci finiremo sotto.
E le foreste che ci ricopriranno, non ci rimpiangeranno.
Brucino le città, muoiano i falsi miti della civiltà.
Saremo gente della Terra,
o non saremo.
Roberto per la Rete Internazionale in Difesa del Popolo Mapuche
Marzo 2020
Rispondi