QUATTRO ANNI DOPO LA MORTE DI MACARENA VALDES : UNA PERIZIA ESTERNA CONFERMA L’ INTERVENTO DI TERZI.

L’indagine sulla morte dell’attivista ambientalista mapuche si è scontrata con un processo giudiziario pieno di irregolarità che non ha ancora definito i responsabili, richiedendo la gestione esterna di specialisti nazionali e internazionali per chiarire il caso. Tra le irregolarità c’è l’aspetto psico-sociale del caso, su cui ha indagato l’esperta messicana Valeria Moscoso, che ha assicurato il coinvolgimento di terzi nella morte di Macarena.
Quattro anni dopo che Macarena Valdés Muñoz è stata trovata morta in circostanze ambigue, nella sua casa di Tranguil, nella parte pre-montuosa della regione di Los Ríos, diverse perizie di esperti stranieri confutano categoricamente la prima ipotesi di suicidio avanzata dal Servizio Medico Forense di Valdivia dopo la sua morte, avvenuta il 22 agosto 2016.
È quanto afferma l’ultima perizia presentata alla Procura di Panguipulli dall’esperta messicana Valeria Moscoso, che si è recata nel settore Tranguil per realizzare un profilo psicosociale di Macarena. In essa si precisa che “non ci sono abbastanza elementi, né nella biografia di Yudi Macarena Valdés Muñoz, né nell’analisi dei fatti legati alla sua morte, che permettano di sostenere, in modo fermo e con prove, l’ipotesi che quanto avvenuto corrisponda ad un suicidio”.
Il rapporto costruito sulle esperienze di Macarena nell’arco di tutta la sua vita e sull’ambiente con cui si è relazionata, la descrive come “una donna che, prima della sua morte, si caratterizzava per essere sicura di sé, indipendente, chiara e ferma nelle sue convinzioni, con una notevole energia vitale, ottimista, propositiva, paziente e responsabile, in possesso di strumenti per adattarsi al contesto e con caratteristiche sociali e solidali”.
Oltre a questo, il documento analizza che “ci sono diversi elementi nel contesto riguardante quanto accaduto che suggeriscono la possibilità che gli eventi siano stati provocati da terzi”, rilevando l’esistenza di aspetti che possono aprire nuove linee di indagine, come le tensioni a Tranguil dall’arrivo dell’impresa RP Global e le ostilità alla comunità che si è opposta al suo insediamento, tra queste, la persecuzione dei Collio Valdés.
Inoltre, l’esperta messicana convalida l’esistenza di irregolarità e omissioni nelle azioni dei carabinieri, della polizia d’investigazione, dei procuratori, degli esperti e dei giudici, insieme all’esistenza di “conclusioni tratte da indagini incomplete o inadeguate”. Per Moscoso, la negligenza dell’indagine “costituisce un segno di violenza istituzionale e di vittimizzazione secondaria, che, al tempo stesso, si configura come violazione dei diritti umani di natura multipla”, in contraddizione con i patti internazionali ratificati dallo Stato che promuovono l’accesso alla giustizia, alla verità e alla dignità dei popoli.
Infine, l’esperta suggerisce di condurre l’indagine in modo efficace, oltre a garantire l’accesso alla giustizia per le vittime, di indagare adeguatamente su quegli incidenti e sulle molestie subite dai membri della famiglia e dalla comunità vicina a Macarena e, infine, di “riconoscere la verità storica degli eventi, oltre a fornire la conoscenza di questa verità ai membri della famiglia e alla società nel suo complesso”.
Quest’ultima indagine psicosociale si aggiunge al solido rapporto presentato dall’esperto forense britannico John Clark alla fine del 2019, che ha stabilito che Macarena non si è impiccata, ma che è stata strangolata con un laccio e che ha cercato di rimuovere la corda senza successo, perché una o più persone le si sono opposte tirando la corda “con forza”. L’esperto ha anche sostenuto che “c’è un’ulteriore possibilità che il suo corpo sia stato successivamente sospeso, per far sembrare la morte come suicidio tramite impiccagione, in tal caso il segno finale del laccio potrebbe rappresentare una combinazione di entrambi i processi.
“Oggi è stata richiesta alla Procura della Repubblica una copia aggiornata della cartella istruttoria con gli avanzamenti che il processo ha avuto dalla consegna delle perizie di Clark e Moscoso, che dovrebbero essere pronte entro la metà di agosto”, ha spiegato Rubén Collio, marito di Macarena, in attesa della chiusura delle indagini da parte dell’entità giudiziaria di Panguipulli e del trasferimento del caso ai tribunali. “L’accusa dovrebbe avere un periodo di due anni per indagare e questo tempo già passato”, ha detto Ruben, descrivendo una delle irregolarità del processo.
Tra queste, c’è la perdita di documenti, come è accaduto con la momentanea perdita del rapporto 215 nelle mani della Procura, che indicava la presenza di un altro DNA femminile nella corda con cui Macarena è stata asfissiata. Si aggiungono anche i tentativi di chiudere l’indagine proposti dall’istituzione, che sono stati fermati grazie ai rapporti presentati dagli esperti nazionali Luis Ravanal e Carmen Cerda, che per primi hanno negato l’ipotesi del suicidio, dopo una seconda autopsia.
La più recente delle irregolarità è stata attuata dalla Procura di Panguipulli, poiché alla fine del 2019 questa istituzione ha fornito l’accesso al fascicolo del caso all’avvocato di RP Global. Alla luce di ciò, è stata sollevata la denuncia che ha portato al licenziamento del procuratore Jaime Clafil: “Questo è illegale perché non fa parte della denuncia; non abbiamo indicato la loro responsabilità, poiché non ha un nome specifico di un colpevole, ma indaga su chiunque possa esserlo”. Si tratta di un’indagine aperta in cui non c’è nessun colpevole, quindi non c’è nessuno che possa avere accesso al file”, ha detto Collio.
La possibilità di cercare giustizia a livello internazionale è anche un’alternativa che la famiglia Collio Valdés sta gestendo: “Abbiamo 4 diversi risultati di esperti che hanno firmato documenti che dicono che Macarena non si è tolto la vita, quindi aspettiamo la risoluzione della Procura per fare appello o meno agli organismi internazionali”.
Le azioni della Procura di Panguipulli nei prossimi giorni tengono Rubén e i suoi figli in attesa, i quali hanno trascorso gli ultimi quattro anni accompagnati dalle migliaia di persone che si sono unite al grido di giustizia per la morte di Macarena Valdés Muñoz, attivista dei diritti alla terra, all’acqua e alla protezione integrale delle comunità. “Conosciamo già la verità, ora chiediamo giustizia”, conclude Rubén

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