Il figlio di Josè Tralcal – condannato per il crimine della coppia Luchsinger Mackay – ha accusato Gendarmeria di negligenza nella concessione dei benefici carcerari a suo padre, che avrebbero dovuto essere concessi già un anno fa.
Intervistato da Radioanàlisis, il figlio di Josè Tralcal , Juan Carlos Tralcal Lleuful, ha fatto riferimento ai benefici carcerari- che includono l’uscita domenicale e trimestrale- che sono stati concessi a suo padre, uno dei condannati per la morte della coppia Luchsinger Mackay nel gennaio del 2013.
Questi benefici, che sono stati estesi anche a suo cugino Luis Tralcal Quidel, saranno effettivi a partire da domenica 27 marzo, una decisione che ha suscitato parecchie critiche dei parlamentari del centrodestra e dei familiari delle vittime.
Di fronte a tali critiche, Juan Carlos ha accusato “ un tentativo di polemizzare e di politicizzare una soluzione che si risolve nella Gendarmeria, e che ha un contenuto prettamente tecnico ed amministrativo. Per questo, vediamo come si cerca di intorbidire le acque perché ci sia una risposta politica, considerando che la nostra protesta, sebbene abbia un contenuto politico che si inquadra nella causa Mapuche, è stata essenzialmente diretta contro la negligenza della Gendarmeria”.
“ Qui sopratutto dalla destra, si cerca di vincolare la questione in maniera mediatica e si cerca di imporre che c’è una risoluzione politica da parte dello Stato, quando è stata precisamente una soluzione amministrativa per negligenza della Gendarmeria che si è potuto concedere questi diritti, che si sarebbero dovuti dare più di sette mesi fa a Josè e Luis Tralcal”.
Soprattutto gli argomenti che puntano al rifiuto di queste misure per esserci un pericolo effettivo di fuga dei beneficanti, ha indicato un “abbonamento” di quattro anni all’attuale condanna per il processo dell’allora mediatico “caso Turbus” tra il 2009 e il 2013, per il quale i cugini Tralcal sono stati assolti dalle accuse riguardanti l’attacco ad un autobus con passeggeri nel quale risultarono danneggiati tre camion.
Su questa linea, il figlio di Josè Tralcal ha menzionato che “ con questo abbuono l’anno scorso, a marzo e aprile già avevano compiuto il tempo necessario di condotta sufficiente per richiedere l’uscita domenicale e trimestrale” ed ha aggiunto che “ nel centro di Estudio y Trabajo de La Victoria è semi aperto, e tiene un perimetro che lo circonda che qualsiasi persona che voleva scappare lo poteva aver fatto “.
“Mio padre mi commenta che ci sono stati alcuni detenuti che sono scappati, accusati di qualsiasi altro delitto, ma Josè Luis ha mantenuto una buona condotta da più di due anni e se avesse voluto scappare lo avrebbe fatto già molto tempo fa, oltretutto il fine settimana il centro rimane con molte poche guardie di turno.”
“Facciamo appello a seguire i regolamenti e protocolli di Gendarmeria perché Josè e Luis possano compiere questa condanna che ci sembra falsa e politica, prodotto del fatto che bisogna riconoscere e ricordare che il caso Luchsinger Mackay è ancora aperto presso la Commissione Interamericana dei Diritti Umani e manteniamo la posizione di innocenza dei nostri familiari”
Sulla determinazione dei cugini a iniziare uno sciopero della sete come pressione per rendere più agile la concessione dei benefici carcerari, Tralcal ha indicato che “Gendarmeria era negligente verso questo caso. In generale, il processo giudiziario è molto discriminatorio sopratutto con le persone povere, lo abbiamo visto in diversi casi. Il fatto che ci sia una prigione a cinque stelle che è Punta Peuco contro l’agglomerazione di diverse carceri del paese è perché anche Gendarmeria ha un pregiudizio classista.
“Hanno dovuto prendere questa decisione perché gendarmeria rendesse effettivo il regolamento interno che lo stesso tribunale è arrivato ad esigergli. Di fatto, dopo l’inizio dello sciopero del 3 marzo, il giorno dopo si è presentato i professore incaricato di elaborare un rapporto psicosociale con pertinenza culturale. Il capo tecnico di gendarmeria a livello regionale aveva l’ordine di notificare a questa persona entro quindici giorni e ci ha messo tre mesi.” ha specificato.
E’ per questo che Juan Carlos Tralcal ha insistito sull’innocenza dei suoi familiari , sottolineando che “sono passati quasi nove anni di carcere, sommando il ‘Caso Turbus’, dove furono assolti. E’ una gran quantità di tempo e lo Stato deve risponderne e farsi responsabile e , come qualsiasi altro prigioniero a livello nazionale, loro hanno tempi definiti per richieste che gendarmeria gli ha concesso. Speriamo che tutti possano capire questa situazione e rendersi conto che , se loro esigono uno stato di diritto, devono anche rispettare che questi gli conceda i benefici come previsto dal regolamento. “
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