Continua il complicato processo orale che vede implicato il prigioniero politico Mattias Jordano, in Cile.
Inizia una serie di testimonianze contro Mattias Jordano. La prima proprio da parte di una vicina di casa che dice di amare Mattias come un figlio e che tuttavia non ha avuto problemi a indicare il suo nome e la sua presenza nei presunti fatti, avvenuti anche in casa sua.
Oltre a questa triste testimonianza, che ha odore di tradimento umano e voltafaccia, si sono ascoltate le dichiarazioni di altri testimoni, questa volta tutti in uniforme, che hanno contribuito all’intenzione del pubblico ministero di perseguire il compagno Mattias Jordano.
È la volta, poi, del poliziotto bruciato dal lancio di una molotov nell’ottobre 2020 mentre era in servizio presso il sottocompartimento di Peñalolen. Il funzionario ha raccontato gli eventi di quel giorno e tutto ciò che ha significato per lui e la sua famiglia, con la tipica attitudine vittimista.
A seguire, si registra la deposizione di un altro testimone e di un esperto del laboratorio criminale dei Carabineros, che si è occupato del sequestro dei telefoni cellulari appartenenti al caso Lo Hermida, da alcuni dei quali ha effettuato l’estrazione e l’analisi di informazioni come audio, immagini, video e messaggistica da mettere a disposizione della Procura.
I telefoni cellulari sono stati esaminati ed è stato redatto un rapporto di sintesi dell’analisi dei telefoni cellulari. Le immagini e gli audio saranno mostrati più avanti.
Si prosegue con la lunga lista di testimoni presentata dalla Procura, con 2 periti, sempre in divisa, che hanno redatto una perizia chimica forense in relazione ai capi di abbigliamento che sono stati sottoposti ad analisi alla ricerca di residui chimici di spari e residui di liquidi infiammabili.
Un altro esperto ha anche fornito una relazione biologica forense per analizzare e determinare la natura di una prova granulare identificata come segatura di legno.
La parte più intensa delle ultime giornate è stata condotta da quello che potrebbe essere considerato il testimone chiave per la Procura, un tenente dei Carabineros incaricato di rilevare e indagare sui vari attacchi alla stazione di polizia di Peñalolen.
Una serie di documentazioni è stata dettagliata e supportata da vari rapporti con dati estratti dai social network di Mattias Jordano e di altri membri di questo caso, oltre a varie foto e video ripresi da telecamere di sorveglianza, dalla telecamera di un poliziotto della stazione di polizia, da droni e da foto scattate da agenti dei Carabineros che controllavano i suoi movimenti molto prima del giorno del suo arresto.
Tutte queste prove hanno lo scopo di collegare la partecipazione di Mattias Jordano ai fatti di cui è accusato, attraverso allegati specifici che sono stati fatti a Mattias Jordano, come gli allegati di identificazione, di partecipazione e un allegato specifico degli eventi che si sono verificati in una certa data.
Una notevole incongruenza sorge quando ci rendiamo conto che in queste varie immagini (foto e video) colui che si presume riconosciuto come Mattias Jordano non è solo, in quanto si vede chiaramente un gruppo di persone che hanno anche partecipato agli eventi in diverse occasioni.
Sembra non ci siano dubbi sulle dinamiche perpetrate dal resto del gruppo. Crediamo invece nella lealtà di Mattias Jordano, che non è mai scesa a compromessi, a differenza di coloro che, facendo parte dello stesso caso, hanno fatto un accordo per la loro libertà “sapeando” e scaricando tutte le accuse contro di lui.
Mattias Jordano sta affrontando una prigionia fatta della cruda oppressione carceraria abbandonato dal più vile tradimento.
Oggi è più che chiaro che non si tratta del caso Lo Hermida…
Questo è il caso Mattias Jordano!
LIBERTÀ PER MATTIAS JORDANO!!! ✊ ✊
Rete Internazionale in Difesa del Popolo Mapuche
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