Al nostro Popolo, ai Lov e alle comunità in resistenza, a tutti i pu weichave e alle diverse reti di sostegno nelle città, noi, prigionieri politici mapuche nel carcere di Lebu, veniamo a dire quanto segue.
Come prigionieri politici mapuche vediamo con indignazione come un governo che si vanta di essere diverso e progressista, approfondisca la politica repressiva nei confronti del nostro popolo. Le promesse di cambiamento sono bloccate sull’albero dove ha convinto molte persone con proposte verdi e progressiste. Ma la vera politica non è fatta solo di discorsi e belle parole. Boric sta garantendo la sua governabilità a costo di intensificare l’estrattivismo e la controinsurrezione nel Wallmapu. In questo modo dà tranquillità alla classe politica ed economica che governa realmente questo Paese. Ci dispiace che molti settori consapevoli cileni e mapuche siano ora complici di questi inganni, che rimangano in silenzio di fronte alla repressione e all’estrattivismo, alludendo al fatto che ora la lotta mapuche “deve cambiare strada”.
Cambiare le forme di fronte al perpetuarsi dello Stato di Eccezione nel nostro territorio, cambiare le forme di fronte all’aumento delle esportazioni forestali, cambiare le forme di fronte alla firma del TPP-11, cambiare le forme di fronte all’incarcerazione del nostro popolo? Le nostre tradizioni di lotta rimarranno invariate se le condizioni storiche, economiche e politiche non cambieranno. La resistenza mapuche è stata in grado di porre un limite all’espropriazione, e questa è la nostra unica fiducia.
Come è stato nella storia e come dovrebbe essere, siamo solidali con i prigionieri politici di Camche e con il loro sciopero della fame, che rischiano la vita per far rispettare i loro diritti. È sorprendente che il governo di una “nuova sinistra” debba esporre la propria salute, e spesso la propria vita, affinché lo stato di diritto sia rispettato. Lo sciopero della fame è uno strumento dignitoso che ogni detenuto articola come ultima istanza di rivendicazione, e dal carcere di Lebu ne siamo consapevoli. Nuovo vigore e forza ai prigionieri politici di Camche, alle loro famiglie, ai loro cari e alle loro comunità per sostenere lo sciopero della fame. I prigionieri devono essere vicini ai loro territori, come prevede la giurisprudenza internazionale.
Le responsabilità politiche delle conseguenze di questo sciopero ricadranno sul governo di Gabriel Boric e sul suo apparato giudiziario, ma anche sulla gendarmeria, che oggi è giudice e parte della politica carceraria. La gendarmeria agisce in una zona grigia delle carceri, approfittando dei suoi poteri per violare i prigionieri mapuche e le loro famiglie. Come ultimi anelli della catena, esercitano la loro violenza contro coloro che possono, i prigionieri. Ripudiamo il loro trattamento razzista e umiliante dei prigionieri mapuche, delle reti di sostegno e delle famiglie mapuche.
Viviamo in tempi complessi nel Wallmapu. Complessità che una commissione neo-indigenista, come quella annunciata dal governo, e le sue buone intenzioni non potranno risolvere, perché in fondo le classi dirigenti non sono interessate a trasformare le condizioni storiche di espropriazione e colonialismo che persistono oggi nel nostro territorio. Crediamo che questa commissione fallirà, come sono fallite altre, perché coinvolgerà settori urbani che non rappresentano la lotta territoriale mapuche, ma piuttosto i loro interessi o quelli delle loro istituzioni.
Da parte nostra, è necessario continuare ad amplificare i recuperi territoriali e la solidarietà nella resistenza. Questa è la politica che stiamo seminando e con la quale raccoglieremo la nostra libertà.
Solidarietà e unità nel weychan!
Solidarietà con la Weychave del CAM!
Libertà a tutti i prigionieri politici mapuche!
Amulepe taiñ weychan!
23 dicembre 2022, carcere di Lebu
Nuovo comunicato pubblico del PPM Lavkenche del carcere di Lebu

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