Nazione Mapuche. Macarena Valdés è stata uccisa per aver difeso il suo territorio. Anno dopo anno continuiamo a chiedere giustizia e a ricordarla.

Affinché la vera giustizia, quella dei popoli, quella dei peñis e dei lamgen di questa ancestrale catena montuosa vi abbia dignità, dovremo continuare a lottare continuamente, forse l’unico modo per resistere a coloro che non hanno capito che il tempo di seminare morte e di dissanguare la terra è finito.

Dovremo continuare a vivere il diritto di vivere in pace ogni minuto, ma non la pace dei cimiteri, non la pace imperiale del transnazionale, ma la pace del popolo: la pace del kume mogen.

Per realizzare la generosa giustizia dei nostri popoli, dovremo guardare le stelle ogni notte e pronunciare il tuo nome; di generazione in generazione, affinché la tua immagine viva per sempre nei nostri cuori e nelle nostre coscienze”.

Registro fotografico Marcia per la giustizia per Macarena Valdés

Panguipulli. Walung, 19 gennaio 2019

La famiglia Colllío Valdés, il Parlamento di Koz Koz e varie comunità mapuche e organizzazioni sociali e ambientali del Wallmapu si sono riuniti a Panguipulli, per rendere nota la portata della perizia forense indipendente elaborata da Luis Ravanal, in cui si esclude la tesi del suicidio, poiché Macarena Valdés sarebbe morta per asfissia, prima di essere impiccata a una trave della sua casa.

L’omicidio di Macarena Valdés è avvenuto nel contesto della difesa territoriale delle comunità mapuche del settore di Tranguil, nel comune di Panguipulli, contro la realizzazione di un impianto idroelettrico da 3 MW della transnazionale austriaca RP Global, che ha distrutto il corso del fiume, un cimitero mapuche e il cui processo di qualificazione ambientale non ha previsto uno studio di impatto ambientale, né tantomeno una consultazione indigena come stabilito dalla Convenzione 169 dell’OIL.

Più di duecento persone hanno camminato per le strade di Panguipulli, sotto il forte sole di gennaio, chiedendo giustizia per Macarena Valdés.

Domande per Macarena

La giustizia dovrà sedersi sulla sedia dell’accusato, affinché lei, Macarena Valdés, la donna nera, la madre, la nostra compagna di posto di blocco, possa riposare in pace?

Come faremo a chiudere gli occhi per dormire in questa lunga notte coloniale ed estrattivista, che dura da più di 500 anni, dopo aver saputo qualcosa che già sapevamo della tua morte; con quell’intuizione che ci detta quel cuore della mente; che si chiama coscienza?

E sapere come in questo duro viaggio, tu mandi tutto il tuo amore da quello stesso cielo azzurro, a Ruben, quel combattente che, dopo tanto camminare, ci regala moltiplicate in migliaia di newenes, quelle parole che nominano, indicano e rivelano la povertà e la miseria umana di quegli esseri che vivono in quei sepolcri imbiancati; da cui presumibilmente dovrebbero indagare sulla tua morte, così dolorosa e vicina ai nostri cuori.

Affinché la vera giustizia, quella del popolo, quella dei peñis e dei lamgen di questa ancestrale catena montuosa vi abbia dignità, dovremo continuare a lottare continuamente, forse l’unico modo per resistere a chi non ha capito che il tempo di seminare morte e di dissanguare la terra è finito.

Dovremo continuare a vivere il diritto di vivere in pace, ma non la pace dei cimiteri, non la pace imperiale delle corporazioni transnazionali, bensì la pace del popolo: la pace del kume mogen.

Per realizzare la generosa giustizia dei nostri popoli, dovremo guardare le stelle ogni notte e invocare il tuo nome, di generazione in generazione, affinché la tua immagine viva per sempre nei nostri cuori e nelle nostre coscienze.

Per rispondere a queste domande non resta che vedere i vostri figli e il vostro compagno, che camminano per le strade di questa piccola città coloniale e turistica chiamata Panguipulli, accendendo la fiamma del vostro ricordo, del vostro amore e della vostra assenza permanente. E vederli insieme a noi, gridare con la dignità e la forza che è diventata consuetudine, che la vostra vita continua a pulsare in ogni respiro che i vostri figli fanno sotto il protettivo cielo blu.

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