Claudio Alvarado Lincopi,Comunità di Storia Mapuche
I governi della Concertación (oggi Nueva Mayoría) e la Destra, hanno scelto la criminalizzazione del movimento, optato per marcare a fuoco le vite dei bambini e giovani delle comunità.
La violenza statale è stato l’elemento permanente nella vita di Luis. Per certo, la sua vita, è legata anche alla storia di negazione e maltrattamenti che ha dovuto sopportare la società mapuche dall’occupazione, alla metà circa del secolo XIX.
La prima detenzione Luis Marileo la vive mentre studiava nel Liceo Tecnico Professionale di Pailahueque, oggi trasformato in base poliziesca. Correva l’anno 2010 e Luis, ancora minorenne era accusato con la legge antiterrorista. Quando era da cinque mesi detenuto nel Centro Penitenziario di Chol Chol scriveva: “denuncio la violazione dei nostri diritti come bambini e giovani da parte dello Stato Cileno e del Sistema Giudiziale, che ci privano della nostra libertà di studiare, di stare con le nostre famiglie, che sono state vittime per anni di persecuzione da parte di questo Stato, poiché hanno imprigionato i nostri zii, picchiato le nostre madri, nonne e fratelli minori”.
Stando in carcere, insieme ad altri giovani mapuche Luis iniziò un sciopero della fame, chiedendo che il Sename (Servizio Nazionale dei Minori) facesse il suo lavoro,ovvero che davanti al processo ad un minorenne l’istituzione manifestasse interesse per accelerare il giudizio e che inoltre intercedesse per proteggere l’integrità dei giovani mapuche imprigionati,ogni volta che le azioni della Gendarmeria erano state profondamente violente. Luis, dopo 41 giorni di sciopero della fame, deponeva la protesta a fronte del compromesso del Sename di agire sul caso.
Quella prima detenzione privò Luis della libertà per quasi un anno, benché il processo non finisse fino al 2014. In quell’opportunità l’accusavano di Associazione Illecita Terrorista per il caso denominato “Peaje Quino”, dal quale risultò completamente assolto. V’è dell’altro, in quell’opportunità i 9 mapuche, tra i quali Luis, che dovettero passare mesi ed anni in prigione preventiva ed arresto domiciliare, furono vittime di un montaggio che finì portando alla luce la partecipazione di agenti di Carabineros negli attentati, con la finalità di incolpare diversi dirigenti mapuche.
Questo primo processo giudiziale che affrontò Luis Marileo, essendo, quando cominciò tutto, ancora minorenne, racconta della relazione che hanno stabilito le istituzioni statali coi bambini e giovani mapuche. Lo Stato, nelle comunità arriva quasi esclusivamente come repressione e condanna. Senza andare molto lontano, il Liceo dove studiava Luis oggi è stato convertito in una gran base poliziesca, da dove si coordina la militarizzazione del territorio mapuche. Lo Stato ha preferito investire in repressione e presidio politico, decidendo di non progredire nei riconoscimenti ai diritti collettivi, sociali e politici.
Ieri è stato ammazzato Luis Marileo, ma la pallottola che l’ha ucciso fu sparata molto tempo fa, sparata dal momento in cui i governi della Concertación (oggi Nueva Mayoría) e la Destra, hanno scelto la criminalizzazione del movimento, optato per marcare a fuoco le vite dei bambini e giovani delle comunità.
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