Terza settimana, processo contro Mattias Jordano. Lo ricordiamo sempre. Per lui chiedono 34 anni di carcere, ne ha solo 22.
Si inizia con il controesame della Difesa al testimone chiave dell’accusa, il tenente dei Carabineros incaricato delle indagini per gli attentati al sotto-commissariato di Peñalolen.
Gli vengono chieste le informazioni estratte da uno dei telefoni cellulari dei membri del gruppo, da cui sono stati ricavati i contatti e i numeri relativi a Mattias Jordano, nonché il gruppo whatspp e Instagram del gruppo.
Si ascoltano anche diverse intercettazioni in cui parlano le persone coinvolte nei fatti e nelle conversazioni di Mattias Jordano, nonché la dichiarazione rilasciata e firmata da uno dei membri del gruppo, ma tutti sono stati ascoltati, cosa che in seguito, come già sappiamo, ha permesso loro di essere condannati e di essere scarcerati.
Seguirono le dichiarazioni di due testimoni, entrambi in uniforme, entrambi esperti di balistica. Il primo esperto ha analizzato le cartucce trovate in uno zaino in una delle case perquisite e il secondo ha analizzato gli impatti dei proiettili fuori dalla stazione di polizia sui palazzi della zona e sul tronco di un albero bruciato.
A questo perverso elenco di testimoni in uniforme si aggiunge un sergente dei Carabineros che ha acquisito e analizzato diversi video ripresi dalla telecamera di sorveglianza di due differenti vie, oltre a registrazioni video effettuate da un Carabinero dalla stazione di polizia e da un drone.
Vengono mostrati numerosi video, ripetuti più volte dal Pubblico Ministero e raccontati dall’ufficiale dei Carabineros. Le immagini dei video si riferiscono alla presunta identificazione e partecipazione di Mattias Jordano, al lancio di bottiglie molotov e oggetti contro la stazione di polizia e alla sparatoria con un’arma da fuoco.
Vale la pena di notare ancora una volta, in questa lunga serie di video, che si vede benissimo in questo gruppo di persone che hanno anche partecipato agli eventi e che, tuttavia, non sembrano avere alcun rapporto esistente e Matias Jordano è l’unico citato come accusato.
Si prosegue con il controesame della difesa del testimone in divisa che ha analizzato tutti i video presentati dall’imputato.
È la volta, a seguire, degli ultimi tre testimoni presentati dal Procuratore Miguel Orellana (accusa).
Si tratta delle dichiarazioni di due medici chirurghi che raccontano le cure mediche prestate all’ufficiale dei Carabineros del sottocomissariato di Peñalolen, attaccato con una bomba molotov e che riportò ustioni il 12 ottobre 2020.
Infine è stata la volta di un antropologo forense della Criminalistica dei Carabineros che ha effettuato una comparazione morfologica degli indumenti in una serie di immagini fotografiche contenute in 2 hard disk che sono stati esaminati e un’analisi morfologica del volto, analisi queste in relazione all’identificazione del soggetto come Mattias Berrocal.
Questi sono stati gli ultimi testimoni dell’accusa nella sua lunga presentazione di dichiarazioni che cercano di dettare una sentenza inaccettabile di 34 anni di reclusione al nostro compagno MATTIAS JORDANO.
Il processo si sospenderà per riprendere mercoledì 22 giugno con la presentazione dei periti della difesa da parte dell’avvocato Betsabè Carrasco della Defensa Popular.
Il compagno MATTIAS JORDANO sta affrontando con fermezza e forza ogni giorno che viene portato in catene per mani e piedi al Tribunale della magistratura cilena.
Rete internazionale in difesa del popolo Mapuche, Italia
Rispondi